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L'EUROPA DA ANCORA RAGIONE AI CACCIATORI ITALIANI

La variabilità delle date di chiusura e apertura della caccia agli uccelli migratori, a seconda dei dati presentati dai vari Paesi sull'inizio dei movimenti pre riproduttivi, è un concetto che l'Europa ha chiarito in diversi contesti, tra cui, ultimamente, nelle recenti risposte alle interrogazioni che Zanoni ha presentato da deputato europeo. L'ultima è stata il 26 febbraio scorso, quando il Commissario Ue all'Ambiente, Janez Potočnik, ha messo nuovamente nero su bianco che per giustificare periodi più lunghi di caccia rispetto alle date riportate nel documento Key Concepts, basta presentare dati aggiornati.

Zanoni, forse inconsapevolmente, ha reso un ulteriore servizio ai cacciatori italiani che da diversi anni lamentano la disparità di trattamento tra Italia e Francia sui periodi di caccia. L'interrogazione porta infatti il caso del tordo bottaccio la cui data indicata per l'Italia – scrive Zanoni - è anticipata di quaranta giorni rispetto a quella definita per la Francia mediterranea, malgrado la contiguità territoriale.

“Dal momento che l'inizio della migrazione in Italia è stato definito sulla base di movimenti verso nord che si registrano tra la Sardegna e la Liguria e che inevitabilmente interessano la Corsica – dice l'europarlamentare - , può la Commissione far sapere come intende garantire una corretta applicazione della direttiva in Francia, sia per fornire un adeguato livello di tutela degli uccelli migratori, sia per assicurare una condizione di parità tra i cittadini residenti nei diversi Stati membri?”.

Ma la chiave di questa disparità, suggerita da
Potočnik, non sta nella differenza del flusso migratorio, ma evidentemente nei dati non aggiornati per l'Italia. Lo si comprende quando il Commissario spiega il funzionamento del testo sui Key Concepts: “ai fini dell'elaborazione di tale documento – dice infatti Potočnik - , gli Stati membri erano stati invitati a trasmettere i migliori dati scientifici disponibili in relazione all'inizio e alla fine dei periodi di migrazione prenuziale di tutti gli uccelli che possono essere oggetto di attività venatoria nell'UE. Nei dati comunicati per la prima versione del documento erano state riscontrate delle incongruenze e, sebbene la maggior parte di esse siano state risolte grazie a un successivo aggiornamento, sono tutt'ora presenti alcune differenze fra Stati membri limitrofi”. Infine il Commissario chiude promettendo che “la Commissione continuerà a migliorare il documento sulla base di nuovi dati affidabili al fine di garantire che la direttiva sia applicata in modo coerente in tutti gli Stati membri”.


 

Insomma un altro autogol per Zanoni. La Commissione non commenta negativamente le differenze tra i due Paesi ma si limita ad osservare l’ottemepranza alla stessa da parte della Francia, rimandando  all’applicazione della Direttiva Uccelli e alla guida che fornisce soluzione ai vari problemi. Zanoni fa una gaffe nei confronti della Francia, dove i tordi vengono cacciati fino alla terza decade di febbraio,  tentando di sostenere la tesi dell’Ispra che chiede di chiudere al 10 di gennaio. Sappiamo  che la Direttiva offre due soluzioni per ovviare al problema dell’ottemperanza al art 7 comma 4 sul ripasso prenuziale e che la Francia, grazie agli studi presentati, ha invece dimostrato che i tordi in Corsica ripassano alla terza di febbraio. I francesi hanno così ottemperato a ciò che prevede il paragrafo 2.7.10 prevedendo il discostamento dal KC nazionale tramite dati aggiornati che l’Italia non ha. In sostanza la Commissione non fa altro che confermare che se gli stati membri ottemperano con nuovi dati alla direttiva, non ha nulla da obiettare sulle scelte in fatto di caccia. 

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