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LE BECCACCE VOLANO CONTRO IL SOLE

Le beccacce volano verso il sole (riflessioni di un beccacciaio senese)


Sergio GunnellaNon v’ è notte tanto lunga da impedire al sole di sorgere…
Ricevo in questi giorni da un Beccacciaio senese, alcune note riguardanti la calda stella dorata e il più grande oggetto del nostro desiderio, la Beccaccia. Un paio di disegni completano le sue osservazioni. Osservazioni preziose, uniche, perché suggerite da una saggezza popolare che – fortunatamente – nessuna scuola potrà mai adottare, pena la decadenza inesorabile di un mondo riservato a quei pochi eletti che possono ancora dialogare col proprio bosco, senza veli né tabù, senza interessi né malizie di sorta. Anch’ io sono solito parlare ogni giorno col bosco, in confidenza, come solo due amici rispettosi delle proprie pulsioni e dei propri sogni possono permettersi di fare.
Affinché ciascuno possa trarne una conferma consapevole, certo come sono di non essere l’ unico sognatore di un mondo – il nostro – ostinatamente popolato da elfi e da fauni, voglio passare anche a voi, Uomini dei Boschi, le parole sussurratemi dall’ amico di Siena.
‘Parlando con i vecchi Beccacciai, leggendo libri e racconti, è memoria ed è scritto dappertutto, che quando si scova una Beccaccia (Scolopax rusticola), la postazione di caccia va scelta tenendo conto del sole, datosi che tale selvatico tende a involarsi quasi sempre in direzione di quest’ ultimo. Ovviamente il tutto viene condito da peculiarità che tangono conto del sito in cui si ferma la Scolopax : vegetazione, infogliamento, posizione del cane rispetto al nostro arrivo sul posto, etc..
A nessuno – tuttavia – è dato di sapere il perché di tale comportamento. Di primo acchito, sembra quasi una furbizia della Beccaccia nei confronti del cacciatore; in verità la scaltrezza, insita nel DNA del nobile selvatico, passa in secondo piano se confrontata – ad esempio – al posizionamento dei suoi occhi rispetto a quello del suo predatore più agguerrito, la Poiana (Buteo rufinus).
La Beccaccia, che nel mondo animale risulta sull’ elenco dei ‘predati’, ha gli occhi posizionati sui due lati esterni del cranio; essa ottiene in tal modo un campo visivo assai vicino ai 360°. Ed è proprio questo campo visivo a permetterle di difendersi meglio dai predatori, sia a terra che in volo. Per contro, questa peculiarità fisica la penalizza nella misurazione – tout court – della cosiddetta ‘profondità di campo’, datosi che è proprio l’ incrocio di visuale tra i due occhi a determinare tale profondità. Ergo, vedendo piatto, ma con un arco di 360°, essa vola verso il sole, pur avendolo di fronte, senza esserne per nulla infastidita.


beccaccia_sole


La Poiana invece, come tutti i predatori, ha gli occhi a fronte cranio; questa peculiarità fa sì che la visuale, incrociandosi davanti al becco, ne determina immediatamente la ‘profondità visiva’, permettendole di attaccare le sue prede con precisione millimetrica. Tuttavia, se l’ inseguimento della preda si coniuga in direzione del sole, paradossalmente, sarà proprio tale caratteristica a penalizzare il nostro predatore alato che ne rimarrà inesorabilmente accecato.
Da qui la conclusione ineluttabile che la Lungobeccuta Signora s’ invola in direzione del sole perché, grazie alla posizione dei suoi occhi, non ne è punto infastidita; mentre la Poiana, predatore iconoclasta, non potrà fare altrettanto, semplicemente perché sarà lo stesso sole ad accecarla. Il comportamento trasmesso geneticamente alla Scolopax dalla natura, fa sì che questa voli da sempre contro il sole evitandole in tal modo l’ attacco, non solamente della Poiana, ma di ogni altro predatore alato’.


Sergio Gunnella